Con questo titolo non voglio citare il capolavoro del regista giapponese Akira Kurosawa, ma piuttosto i miei sogni, che sono tanti e tali da meritare anch’essi un bel film. Come certamente sapete, io ebbi la ventura di conoscere Palinuro nel lontano 1964, quando questa era una terra bellissima e selvaggia, frequentata da pochi eletti che la amavano proprio per la sua bellezza, per la genuinità degli abitanti, per il sapore di un passato remoto ancora immanente. Non a caso il Club Mediterranée, che ricerca sempre luoghi dalla natura incontaminata, vi stabilì uno dei suoi più prestigiosi insediamenti. E Palinuro divenne nota in tutto il mondo, da Parigi arrivavano treni speciali, nacque un turismo di élite, che richiamava bella gente, la stessa che frequentava mete prestigiose come Capri e la Divina Costiera.
Ed anche io, come tanti, mi innamorai di questa terra e, con la cecità tipica degli innamorati, non mi accorsi che nel tempo qualcosa inesorabilmente stava cambiando.
La prima agnizione, brutale, la ebbi nei primi anni ’80 del secolo scorso, quando un amico che mi era venuto a trovare da lontano, mentre andavamo in barca davanti alle Saline, mi fece notare che il molo e tutto il litorale del Club Mediterranée era completamente deserto. Non potevo credere ai miei occhi e non mi spiegavo la stranezza, anche perché in quei tempi pensavo solo a godere il mare e le altre bellezze di questo paradiso e mi disinteressavo completamente di tutto il resto. Il mio amico invece, pur vivendo lontano, ne sapeva più di me e mi disse che aveva letto che il Club aveva lasciato Palinuro per sempre. Solo in seguito capii che quello era l’inizio della fine, la fine di un’epoca d’oro in cui sembrava che fare turismo fosse una cosa assolutamente naturale. Bastava aver avuto la fortuna di una natura stupenda e tutto sarebbe venuto automaticamente: la bella gente, le ragazze francesi graziose e disinibite, il treno speciale Parigi – Palinuro, le feste sulla spiaggia, le lamparate notturne, e poi i soldi, tanti soldi, con poco lavoro e tanto divertimento. Una ricchezza troppo facile e improvvisa, che forse ubriacò una terra che veniva da secoli di abbandono e di miseria e che fece illudere molti che si potesse vivere alla grande lavorando appena due o tre mesi all’anno, senza offrire servizi qualificati. Tanto i turisti sarebbe sempre venuti e avrebbero pagato soltanto per godere di un mare pulito e di un clima clemente. Ancora oggi, dopo quasi mezzo secolo dalla perdita del Club Mediterranée, ci sono molti che stentano a convincersi che il sistema non funziona così. Un territorio a vocazione turistica (e scusatemi se insisto sull’argomento, ma credo che questa sia la principale fonte di reddito e di sviluppo per questa terra) non può reggersi soltanto sui doni del creato, ma richiede un’attenta pianificazione, la confezione di offerte adeguate ed in linea con le tendenze del momento e, ultima ma non meno importante, un’azione di mercato di qualità nelle giuste sedi nazionali ed internazionali.
Tutto questo in passato è stato completamente trascurato, anzi si è fatto l’esatto contrario di quanto sarebbe stato giusto fare. Tanto per fare un esempio, vorrei insistere un’ultima volta sulla storia del Club e poi prometto di non indulgere più ad inutili nostalgie, ma di pensare soltanto al futuro, anche se così sarò costretto a dar sfogo ai miei sogni. La direzione del Mediterranée, agli inizi degli anni ’80 del secolo scorso, chiese al comune di Centola di potersi ampliare per migliorare la propria offerta con servizi più rispondenti alle richieste di un turismo che si faceva più esigente. Il Club aveva capito il mutare dei tempi, ma lo stesso non fecero i numerosi proprietari dell’area, che ritennero che il turismo, se l’aveva fatto il Club, potevano farlo anche loro da soli. L’amministrazione comunale dell’epoca non seppe o non volle regolare e pilotare le istanze dei proprietari, come invece sarebbe stato suo dovere istituzionale, e così Palinuro si fece scappare la gallina dalle uova d’oro.
La storia successiva di quell’area è ben nota. Dove c’erano i tucul dei francesi si sviluppò un coacervo di strutture più o meno abusive, che addirittura pochi anni fa furono sottoposte a sequestro da parte della magistratura.
Ma basta con le nostalgie! Parliamo del futuro, o almeno del futuro che ci piacerebbe.
Poiché, come ho detto, penso che il turismo sia la cosa più importante, parlerò solo di questo. E mi limiterò alla frazione più turistica del comune di Centola, cioè Palinuro, e precisamente partirò dal centro di Palinuro, cioè la piazza Virgilio.
La piazza è un piccolo spazio urbano triangolare, che al momento è poco più di uno slargo della strada che dal porto sale al colle San Paolo in corrispondenza con l’incrocio con via Indipendenza, il corso principale. Già, uno slargo e niente di più, perché fino a quando sarà consentita la circolazione nella piazza, questa non sarà mai un punto di aggregazione e di ritrovo come dovrebbe essere, ma solo una strada congestionata. Credo che questo lo si sia capito già da alcuni anni, visto che nelle sere d’estate la zona viene chiusa al traffico e la piazza riprende a fare il suo mestiere di piazza. E pensare che agli inizi degli anni ’60 del secolo scorso si commise il delitto di abbattere la vecchia piccola bellissima chiesa parrocchiale per consentire il passaggio del traffico veicolare! E la chiesetta di un tempo fu sostituita con l’attuale obbrobrio architettonico, che alla data è addirittura pericolante ed inagibile. Bene, ricostruire la chiesa vecchia ed abbattere la nuova sarebbe un sogno, ma chiudere al traffico la piazza SEMPRE poterebbe essere una cosa fattibile. Per farlo e per evitare che il traffico proveniente dal porto sia costretto ad una lunga deviazione, si potrebbe creare un percorso alternativo alle spalle dell’abitato, dalla statua di Padre Pio fino al parcheggio a monte della fontana, ma questo onestamente non è molto importante. Oltre a diventare pedonale la piazza, lo diventerebbe anche il tratto di strada dal bivio di Padre Pio fino alla chiesa. Forse qualcuno protesterà, ma poi si abituerà, vedendo come i commerci fioriscono dove le strade sono chiuse alle auto. Come del reso avviene a Positano dove TUTTO il centro storico è chiuso al traffico e la gente cammina a piedi e va a piedi persino al mare. E Positano è un centro turistico che oggi purtroppo ha distanziato Palinuro di molte lunghezze.
Passiamo ora ad un altro sogno. Spesso d’estate mi capita di essere avvicinato da qualche sconosciuto che mi chiede dove sia il lungomare di Palinuro. E quando rispondo “Non c’è” rimane sconcertato. Già, il lungomare. A dire il vero una parvenza di lungomare c’è, anche se sta fuori Palinuro. Si tratta della passeggiata pedonale delle Saline, che attraversa tutto il litorale dell’ex Club Med e si ferma improvvisamente in corrispondenza dell’abitato di Palinuro. Volendo fare un po’ di trekking si può camminare sugli scogli ed arrivare fino alla Ficocella. Se questo tratto fosse pavimentato come la passeggiata delle Saline, ecco che Palinuro avrebbe un bellissimo lungomare pure ecologico, perché non percorribile dalle automobili. Un po’ come, mutatis mutandis, la passeggiata Krupp di Capri. Quanto costerebbe realizzare questo sogno? Secondo me non molto in denaro, ma moltissimo in fatto di opposizione degli albergatori e degli altri residenti che in qualche modo ritengono di loro proprietà una scogliera costiera che è chiaramente demaniale, cioè di tutti.
E cammina cammina siamo arrivati al porto. Di questo ho già parlato anche troppo nel numero di Hermes di aprile 2017, dove ho detto e confermo che porto e lidi in concessione non possono coesistere. Magari sarebbe stato bellissimo che la rada fosse rimasta a spiaggia come in passato, ma ormai c’è la banchina frangiflutti, che dovrà essere anche potenziata, e quindi, poiché cosa fatta capo ha, il porto ce lo terremo là dove sta, anche se forse sarebbe stato meglio farlo per esempio al Mingardo o alla Marinella. Ma a questo è meglio non pensare più, perché entreremmo nel campo dei sogni irrealizzabili. Quello che invece succederà se il porto sarà potenziato e reso più protetto, sarà che l’acqua non sarà più pulita come oggi e la balneazione non sarà più gradevole.
Visto che siamo al porto, prendiamo una barca e andiamo a fare il giro del capo Palinuro. Purtroppo, arrivati alla grotta Azzurra, vera perla che non ha nulla da invidiare a grotte più famose, ci stupiamo per la protervia e l’ostinazione con cui tutti, ma proprio tutti, entrano col motore acceso. Sembra quasi che si desideri distruggerla al più presto, infrangendo per di più la legge che dice che nelle grotte marine non si entra col motore accesso. Sarebbe tanto difficile realizzare un sogno piccolo piccolo che vedrebbe maggiore sorveglianza e l’adozione di sistemi (motori elettrici, funi metalliche da usare come corrimano), che permettano di visitare la grotta senza distruggerne l’ecosistema con gli scarichi dei motori diesel e a benzina?
Torniamo a terra e andiamo all’area archeologica di Tempa della Guardia, situata in felice posizione al centro del paese. Purtroppo dopo una bella inaugurazione l’area è stata abbandonata al degrado e gli stessi preziosi reperti archeologici di quattromila anni fa stanno andando in malora. L’area sarebbe un’attrazione turistica di grande livello, ma oggi nessuno la conosce e nessuno la visita, anche perché è ridotta così male che, a parte gli splendidi panorami, c’è ormai ben poco da vedere. Mi dicono che l’area sta così perché le pratiche di esproprio non sono mai state perfezionate. Se è solo questo, che cosa ci vuole a realizzare quest’altro piccolo sogno, cioè che Tempa della Guardia diventi di nuovo fruibile dal pubblico?
Penso di aver annoiato i miei lettori, quindi concludo con l’ultimo sogno, piccolissimo. A via San Paolo c’è un bellissimo parco giochi per bambini. Spesso nel parco si svolgono delle feste ci compleanno dove i bambini si divertono moltissimo. Peccato però che dopo la festa i rifiuti (bicchieri e piatti di plastica) vengano abbandonati davanti all’ingresso del parco giochi, alla mercé degli animali notturni che li spargono dappertutto. Sarebbe molto difficile ottenere un minimo di sorveglianza o almeno raccomandare, a chi organizza le feste e lo fa certamente chiedendo il permesso al comune, di comportarsi civilmente?
Come recita la testata, questo è un numero di Hermes “elettorale”. Quest’anno ci sono in lizza due liste, di cui conosco quasi tutti i componenti. Sono tutte persone che amano questa terra e che probabilmente si impegneranno in un modo o nell’altro per migliorarla. Non so chi vincerà, ma sono certo che sia maggioranza che opposizione vorranno lavorare per il bene comune. Quindi offro a tutti loro queste mie povere considerazioni. Sono solo sogni, ma che bello se si avverassero!
Paolino Vitolo