5 ottobre 2021

La vera Spigolatrice di Sapri

di Paolino Vitolo

L'ormai famosa statua della "Spigolatrice di Sapri", realizzata dallo scultore Emanuele Stifano ed inaugurata nel settembre scorso in quel di Sapri alla presenza nientepopodimenochè dell'ex presidente del Consiglio Giuseppi Conte col codazzo consueto di politici più o meno noti, ha provocato divertenti polemiche.

La statua, che a beneficio degli smemorati è mostrata in calce, mostra infatti un ben strutturato "lato B", evidenziato piuttosto che nascosto dal velo scolpito sulla statua. L'opera è stata giudicata sessista e irrispettosa della dignità femminile da alcune esponenti del PD, come la ex senatrice Manuela Repetti e naturalmente (come poteva mai mancare?) la nostra Laura Boldrini nazionale. Un esponente dei 5 Stelle, il senatore Franco Castiello ha invece difeso la scultura affermando che chi la critica non conosce le fattezze delle donne meridionali. Amen.

A questo punto però abbandoniamo le pur divertenti polemiche, e cerchiamo di fare un po' di chiarezza storica su questa donna, che tutti abbiamo imparato a conoscere fin da bambini, quando ci fecero imparare a memoria la mediocre e melensa poesia di Luigi Mercantini, nato ad Ascoli nel 1821, che scrisse appunto "La spigolatrice di Sapri" nel 1858, appena un anno dopo gli eventi che la ispirarono, cioè la fallimentare e fallita spedizione di Carlo Pisacane nel Regno delle Due Sicilie. La poesia comincia col famosissimo verso "Eran trecento, eran giovani e forti e sono morti" e prosegue più avanti con il folgorante incontro della giovane spigolatrice, con colpo di fulmine istantaneo. La ragazza infatti si innamora di colpo del presunto eroe, come recita la poesia: "Con gli occhi azzurri e coi capelli d’oro un giovin camminava innanzi a loro. Mi feci ardita, e, preso per la mano, gli chiesi: "Dove vai, bel capitano? "

Bene, a questo punto forse è il momento di far parlare la storia. Per chi abbia voglia di documentarsi a fondo sugli eventi in questione è disponibile il testo di una accurata e documentata Lectio del prof. Felice Fusco tenuta nel Museo Civico di Montesano sulla Marcellana (SA) il 24 agosto 2017. Fare clic QUI per leggerla tutta.

Chi invece non abbia voglia di studiare il corposo documento di cui sopra può accontentarsi del riassunto mostrato qui di seguito.

Il 25 giugno 1857 inizia la spedizione con lo scopo di provocare una sollevazione popolare nel Regno delle Due Sicilie. A Genova il patriota Carlo Pisacane e un ristretto gruppo di mazziniani (24 persone in tutto, fra loro Giovanni Nicotera e Giovan Battista Falcone) s'imbarcano su un piroscafo di linea diretto a Tunisi. Dovrebbero arrivare in loro aiuto pescherecci con armi e rinforzi, ma l'incontro fallisce. Pisacane decide di non rinunciare all'impresa e, con la complicità di due macchinisti inglesi, riesce a impadronirsi del piroscafo. Lui e il suo gruppo il giorno dopo, 26 giugno, sbarcano a Ponza e liberano 320 detenuti, la maggior parte dei quali però sono criminali comuni. Due giorni dopo, il 28 giugno, il piroscafo tocca Sapri. Qui, però, Pisacane e i suoi non trovano l'appoggio sperato. Anzi vengono affrontati da contadini armati di falci e forconi, avvisati dalle autorità borboniche che l'imbarcazione sarebbe stata carica di delinquenti comuni ed ergastolani anziché di patrioti. La situazione precipita: il 1° luglio a Sanza, paese nell'interno a poca distanza da Sapri, i repubblicani vengono circondati. Venticinque di loro sono uccisi, altri 150 arrestati.

Questa la storia a grandi linee: un mazziniano, un idealista, magari con gli occhi azzurri, che si illudeva di scalfire l'autorità di un re amato dal suo popolo (Ferdinando II di Borbone), a capo di una manica di avventurieri, rinforzata da 320 avanzi di galera (nel senso letterale, cioè evasi dalla galera) viene trucidato (forse sarebbe meglio "giustiziato") da quello stesso popolo che voleva far sollevare.

E la spigolatrice? È solo un'invenzione poetica del Mercantini? Purtroppo no: le cronache dell'epoca e documenti regolarmente registrati negli archivi danno un nome ben preciso ad una povera ragazza di venti anni, che, mentre era intenta a lavorare nei campi, fu barbaramente uccisa dagli scherani di Pisacane.

Ma facciamo parlare lo storico Giacinto de Sivo che nella sua "Storia delle Due Sicilie", 1864, Vol.II pag.355, scrive: "Una compagnia di Pisacane, con camicie rosse e berretti rossi, volta a Sala (Consilina), ripetendo arsioni di gigli e rapine di vettovaglie, armi e denari, (...) transitando verso Montesano videro in un podere certi mietitori di grano, che, spauriti, si gittarono a terra; li credettero spie e trassero moschettate sì che uccisero una infelice donna, Rosa Perretti."

Ecco che la spigolatrice ha un nome, confermato anche dai registri parrocchiali e comunali dell'epoca, conservati nell'Archivio di Stato di Salerno, dove si legge chiaramente: "Il giorno primo di luglio alle ore 21, nel Comune di Montesano, distretto di Sala, è morta Rosa Perretti, contadina di anni 20."

Dunque concediamo al Mercantini la lincenza poetica: non era la Spigolatrice di Sapri, bensì di Montesano. Ed era una donna vera, che non aveva neanche visto in faccia l'eroe dagli occhi azzurri e a maggior ragione non aveva avuto nessun colpo di fulmine e non se ne era innamorata.

Ma, leggendo le cronache del tribunale al quale si rivolse il padre della sfortunata ragazza, si scopre che la realtà fu ancora peggiore di questa: Rosa Perretti fu uccisa con un colpo alla testa per essersi fermamente opposta ad un tentativo di violenza sessuale da parte di qualcuno dei trecento giovani e forti di Pisacane. Che cosa dice la Boldrini di questo, lei sempre pronta a difendere la dignità delle donne e ad indignarsi per una statua callipigia?

E pensare che il corso inferiore di Palinuro è dedicato a Carlo Pisacane!



Inaugurazione della statua della Spigolatrice a Sapri nel settembre scorso.