Le acque (nere) di Palinuro
di Paolino Vitolo
I rari viaggiatori del “grand tour” che nel ‘700 avessero osato spingersi più a sud dei templi di Paestum, in quella specie di terra incognita che era allora il Cilento, avrebbero ricevuto in cambio del loro coraggio la visione di un mondo ancora vergine, pastorale e bucolico, intatto e immutabile, come lo conobbe Enea quando il suo nocchiero Palinuro, cedendo ad un sonno ingannevole, fu rapito da questo mare bello e infido. Ancora quarant’anni fa, chi veniva in queste terre era ripagato dei disagi di un viaggio avventuroso dall’immersione in una natura incontaminata, dai profumi struggenti della macchia mediterranea, dalla riscoperta di cibi antichi e genuini, dal calore di un’ospitalità semplice e antica. Proprio per questi motivi, negli anni ’60, il Club Mediterranée, sempre alla scoperta della natura più intatta, lasciò Marina di Camerota e volle trasferirsi a Palinuro, in mezzo all’uliveto delle Saline. Poi la voce si sparse: dapprima pochi eletti, poi schiere sempre più folte di turisti a buon mercato, attirati più dalla possibilità di godere con pochi soldi di un mare ancora pulito che dalla bellezza della natura, cominciarono ad invadere il territorio. Erano invasioni brevi, ma devastanti: dopo una ventina di giorni di agosto l’immondizia stazionava per settimane e la popolazione del posto conobbe l’orgia di guadagni facili e senza futuro, perché un turismo simile poteva solo distruggere, non certo costruire. Anche il Club Mediterranée se ne andò: ormai Palinuro, come Marina di Camerota tanti anni prima, non era più un esempio di natura incontaminata.
Quando,
undici anni fa, il sindaco Stanziola si insediò per la prima volta sulla
poltrona di primo cittadino di Centola, la situazione era più o meno questa
appena descritta. La popolazione del comune, da circa 5.000 residenti, passava
di colpo a 20.000 nel mese di luglio, per poi toccare un picco di 50.000 nel
mese di agosto. Il sistema fognario insisteva su un depuratore, che è
esattamente quello che ancora oggi si può ammirare in riva al fiume Lambro in
località Isca, progettato per la popolazione residente e non certo capace di
sopportare l’urto degli scarichi degli alberghi, dei ristoranti e delle
seconde case, che nel periodo di punta lavorano a pieno regime, con un numero
decuplicato di utenti, per di più poco parsimoniosi nei consumi (e quindi nella
produzione di rifiuti), trattandosi comunque di “vacanzieri”. Risultato: il
depuratore letteralmente trabocca di liquami che non riesce a smaltire e,
trovandosi all’ingresso di Palinuro, accoglie il viaggiatore che arriva alla
“perla del Cilento” con profumi non certo di alloro e lentisco. E in più i
liquami non depurati sono scaricati nel Lambro, che li porta a mare alla
Marinella, inquinando così la parte più bella della costa, che va da capo
Spartivento a nord a punta Fenosa a sud. Non a caso Palinuro negli ultimi anni
ha perso la classificazione di Goletta Blu per quanto riguarda il mare pulito.
Questo problema già undici anni fa era sul tavolo del sindaco e da allora nulla è cambiato: per due mesi all’anno tutta la frazione di Palinuro, e soprattutto quella non trascurabile parte di essa, che si affaccia sulla vallata del Lambro, è appestata dagli odori della putrefazione. E chi fa il bagno al Buondormire lo fa a proprio rischio e pericolo. Siamo ormai alle soglie dell’estate 2003 e il vecchio depuratore è sempre lì, ancora più decrepito, ancora più fatiscente, ormai non più in grado di servire neanche la sola popolazione residente. E invece i turisti stanno arrivando anche quest’anno e ci auguriamo che siano molti, anzi moltissimi. Ma come li accoglieremo? Con la puzza dei liquami? Con un mare la cui concentrazione di colibatteri, fatta analizzare l’anno scorso a proprie spese da un cittadino di Palinuro (che non nomino), ha superato la soglia scandalosa dell’inquinamento della foce del fiume Sarno? Abbiamo sentito (e pubblicato sul nostro giornale) del fervore di opere che l’amministrazione in carica ha promesso per il futuro porto. Restiamo in fiduciosa attesa di quelle realizzazioni, ma vorremmo sapere esplicitamente quando e come si provvederà a far tornare limpide e chiare le acque nere di Palinuro; prima che un’altra estate passi invano.
Paolino Vitolo