Ci è pervenuto da parte del Centro Studi e Ricerche P. Virgilio Marone di Palinuro, nella persona del suo presidente Antonio Rinaldi, il nuovissimo libro "Capo Palinuro – Mito, storia e attualità" prodotto dal Centro stesso ed edito dalle Edizioni del Centro di Promozione Culturale per il Cilento. Lo abbiamo letto tutto d’un fiato, per il grande interesse dei suoi contenuti, atti a soddisfare ogni curiosità sulla splendida "perla del Cilento", e per lo stile agile e moderno con cui è scritto. Il libro riporta citazioni e brani da scrittori e giornalisti, storici e archeologi, che, dal 1777, in piena epoca del "Grand Tour",fino ai nostri giorni, hanno visitato e sono rimasti affascinati dalla solenne e misteriosa bellezza di Palinuro. Anche le immagini, di cui il libro è ricco, come la prima "cartolina illustrata", cioè l’acquaforte del cenotafio di Palinuro, che Franz Ludwig Catel incise nel 1812 durante il suo avventuroso viaggio nella "terra incognita" cilentana, o come le numerose commoventi fotografie del secolo ormai trascorso, contribuiscono a ricreare un’atmosfera di sogno e di nostalgia. Sì, proprio di nostalgia, purtroppo, nostalgia di un terra che non esiste più se non in struggenti ricordi, e di amarezza per le speranze deluse. Nell’ormai lontano 1957 il grande giornalista Guido Piovene, nel suo Viaggio in Italia, scrisse che "…Coloro che conoscono Palinuro sono amanti gelosi, che cercano di sottrarla alla conoscenza dei più" e poi ancora che "…L’emissario di un grande circolo parigino che organizza campeggi, il Club Méditerranée, giunto in perlustrazione, ha giudicato Palinuro il luogo più bello e imprevisto delle coste mediterranee. Un campeggio stabile è sorto, e si inaugura adesso, in un bosco d’olivi sul limite della spiaggia. Esso accoglierà tutti gli anni tremila stranieri a turno. Forse la solitudine di Palinuro è cessata; in compenso il benessere degli abitanti ne avrà qualche vantaggio." Sappiamo tutti com’è andata: per molti anni Palinuro rifiorì ed acquisì una meritata fama internazionale; ma poi nel 1980, per l’insipienza e l’egoismo di pochi stupidi, il Club Méditerranée se ne andò per sempre e cominciò l’inarrestabile degrado. Quello che era un turismo di élite si trasformò in invasioni di masse becere e ignoranti, che per un solo mese l’anno si riversano su un territorio, che, pur conservando la sua magica bellezza, non sa più dare quei servizi che invece potrebbero richiamare i raffinati viaggiatori di un tempo. E, ancora, commuove il brano in cui Elio De Magistris ricorda che Plinio il Vecchio, nel III libro della sua Storia Naturale, parla del "Melpes, un fiume che, a parte la suggestiva bellezza delle sponde prossime al mare, … aveva per gli antichi un importante valore pratico perché significava sorgenti di acqua potabile vicine alla spiaggia, ideali per il rifornimento di navi che seguivano la rotta senza scalo dall’Africa e dalla Sicilia…". Il Melpes, che per inciso ha dato il nome alla Molpa, oggi si chiama Lambro e le sue acque sono tutt’altro che potabili, grazie a decenni di negligenze e trascuratezze di amministratori a dir poco "distratti" (vedi l’articolo "Le acque nere di Palinuro" sul numero di Hermes di aprile 2003). E’ stato così che il libro del Centro Studi P. Virgilio Marone, più che per sognare, ci è servito per riflettere su come ridisegnare un futuro per questa terra che non merita il degrado in cui l’egoismo e la stoltezza di pochi, a dispetto della buona volontà dei suoi abitanti, l’hanno cacciata. Se tutti noi, onesti cittadini di questo paradiso, sapremo liberarci delle false lusinghe di politicanti da strapazzo e speculatori senza scrupoli, se sapremo rifiutare le maldicenze e i pettegolezzi, se sapremo seguire e sostenere chi coraggiosamente e disinteressatamente si batte per la nostra terra, potremo ritornare all’età d’oro di un tempo e trasformare la nostalgia in fiducia e certezza. P.V