Durante una delle mie venute a Palinuro (purtroppo non frequenti) un giorno mi sono imbattuto in un gruppo di turisti che fotografavano il campanile antistante l'attuale chiesa e nel contempo si interrogavano su chissà quale evento catastrofico avesse raso al suolo la chiesetta lasciando in piedi il solo campanile. L'argomento mi incuriosì e mi intromisi nella loro curiosità spiegando che ciò che stavano ammirando e fotografando non erano i resti di un cataclisma, di un terremoto o di qualche tromba d'aria, bensì il risultato di un progetto approvato, pianificato e … non completato. Rimasi sorpreso però dal fatto che inaspettatamente al gruppo di turisti si erano aggiunti alcuni giovani di Palinuro, i quali, ascoltando del perché della vecchia chiesetta fosse rimasto in piedi il solo campanile, si mostrarono ancor più incuriositi ed interessati dei turisti stessi.
Tra le ultime generazioni di palinuresi forse non tutti sanno perché sia ancora in piedi la nicchia dove trovava posto la statua della Madonna di Loreto ed il campanile con la sottostante vecchia sacrestia e non voglio essere io a spiegarlo, perché forse… sarei di parte. Ma se volessero conoscere i fatti, basterebbe chiedere a coloro che hanno all'incirca la mia età e tra le varie tesi potrebbero farsi un'idea del perché siano rimasti quei pochi resti di una splendida vecchia chiesetta.
Ciò che invece vorrei raccontare è com'era fatta questa chiesetta, che per tanti anni ha visto molte generazioni ricevere il battesimo, la cresima, ha visto la consacrazione di matrimoni, ha visto accompagnare tanti palinuresi verso l'ultima dimora, ha accolto i fedeli nelle ricorrenze più importanti, nelle feste più sentite e… in una nottata è stata ridotta come la si vede adesso. Nella nicchia che si vede ancora troneggiava la statua della Madonna di Loreto, ai cui piedi si trovava l'altare, quello che è possibile ammirare ancora nella nuova chiesa. Una balaustra in marmo separava l'altare dalla navata unica e centrale. Non c'erano banchi bensì sedie che ogni fedele aveva portato dalla propria abitazione; così facendo ed involontariamente si erano creati degli accorpamenti rionali, per cui le sedie della zona Ficocella si trovavano accanto a quelle della zona di via Aranci, mentre quelle della zona dell'Acqua dell'Olmo a fianco di quelle di S. Paolo; da un'altra parte si potevano trovare quelle della strada del porto accanto a quelle del Belvedere o Chiano Faracchio.
Le vicinanze però erano tali per cui spesso bastava spostare una sedia perché una fedele di S.Paolo si trovasse accanto ad una della strada del porto. Le fedeli, ovvero le donne … perché le sedie erano per le donne, mentre gli uomini stavano in piedi in fondo alla chiesa… tutti. Sui lati della navata si trovavano quattro nicchie, due sulla destra e due sulla sinistra: entrando sulla destra c'era la statua della Madonna Assunta e nella nicchia verso l'altare, sempre a destra, la statua del Cuore di Gesù. Sul lato sinistro nella nicchia più vicina all'ingresso c'era la statua di San Francesco mentre nell'altra quella di Sant'Antonio. Alla base di ogni nicchia un piccolo altarino consentiva ai fedeli di appoggiare un pensiero di devozione o di preghiera. All'ingresso della chiesa si accedeva dalla strada attuale, lato mare, oppure se vogliamo lato ovest; due gradini in marmo immettevano su una piattaforma che dava accesso alla porta principale.
Varcata la soglia della chiesa si ci trovava sotto un palco in legno che correva da un lato all'altro ed era profondo circa due metri, sorretto verso la navata da quattro pilastri in legno che poggiavano dentro il pavimento. Questo era lastricato di mattonelle di ceramica color terra di Siena, mentre sui bordi correva una striscia con altre mattonelle di colore più scuro. Sul lato sinistro dell'ingresso era sistemata una scaletta in legno a chiocciola, piuttosto angusta, con un corrimano alquanto levigato dal tempo, che portava alla parte superiore del soppalco dove era alloggiato l'organo. Attualmente è sistemato al lato destro dell'altare della nuova chiesa.
Veniva suonato solo nelle grandi festività o ricorrenze importanti ed a suonarlo era solo una persona: il professore Luigi Merola. I ragazzini che frequentavano la parrocchia facevano a gara per tirare il mantice dell'antico organo e capitava piuttosto spesso che l'arcigno sguardo del professore facesse capire all'incaricato del mantice che i giri di manovella non erano sufficienti a diffondere per la chiesa il giusto tono. A volte prima di aprire alcuni toni il professore si girava verso l'addetto del momento al mantice e: "Uagliù, girate chiù forte, ch'aggia arap' i toni" ed allora si raddoppiavano le forze, si avvicendavano le mani si intensificavano i giri del mantice.
In alcune ricorrenze, poiché lo spazio per gli uomini sotto il soppalco era piuttosto angusto, molti si portavano accanto all'organo e contribuivano a mantenere il mantice dello strumento sempre gonfio. Era semplicemente spettacolare quando la notte di Natale il parroco intonava il "Gloria"… la possente voce del professore Merola riprendeva immediatamente la nota per continuarla con l'accompagnamento e le note di "Tu scendi dalle stelle". La risposta dei fedeli era inebriante, solenne ed impetuosa; non vi era un solo palinurese che non cantasse a squarciagola, ma con un'intonazione, un'armonia ed una tonalità che solo il palinurese sapeva esprimere. Oggi a ricordare ai più anziani quelle forti emozioni è rimasto un campanile ed una nicchia… peccato!
Mauro Leoni Correali