Come sappiamo un po' tutti, il nostro territorio è gravato da numerosi vincoli ambientali e paesaggistici. Per quanto riguarda il territorio di Centola, fino al 1992 i vincoli di carattere generale e precisamente quelli previsti dalla L. 1497/1939 e dalla 431/85 interessavano parte della zona costiera di Palinuro e qualche fascia interna.
Con la nascita dell'Ente Parco previsto dalla L. 374/91, tutto il territorio comunale è stato sottoposto a vincoli paesaggistici; con la riforma del 2008 del Dlgs 42/2004 pure i centri urbani, primi esclusi, sono stati regolati da tali normative restrittive.
Allo stato qualsiasi modifica dello stato dei luoghi, come una semplice recinzione o pavimentazione, qualsiasi intervento modificativo della sagoma e prospetto degli immobili esistenti, oltre che dal Comune, nel duplice profilo urbanistico e ambientale, deve essere vagliata dall'Ente Parco e dalla Soprintendenza di Salerno, con la stranezza che il legislatore, pur ritenendo il nostro territorio di particolare valenza sotto il profilo ambientale e paesaggistico con la creazione del Parco del Cilento, continua ad affidare a un organo dell'Amministrazione periferica dello Stato, di diretta filiazione del Ministero dei Beni Culturali, un potere di controllo sul territorio, come si faceva prima che l'Ente Parco venisse ad esistenza.
Questa farraginosità del sistema autorizzatorio, con il passaggio delle pratiche per vari Enti, la recente normativa con l'introduzione della relazione paesaggistica, l'eccesso di discrezione dei funzionari delle autorità di tutela (tra l'altro consentito dalla legge), con valutazioni che coinvolgono anche i profili urbanistici e di redazione tecnica delle pratiche, la riottosità della categoria dei tecnici che con notevole pigrizia fatica ad adattarsi alle nuove normative in materia di valutazione dell'impatto paesaggistico, ritenendo preminente solo l'esame e la presa in considerazione dell'aspetto urbanistico delle singole questioni, si traducono per l'utente in un allungamento notevole dei tempi di approvazione delle (poche) pratiche che superano queste forche caudine, oltre a un notevole aumento delle spese tecniche.
Un altro paradosso della normativa esistente è che, pur essendo notevoli la spese da sostenere per una pratica edilizia, vi è assoluta incertezza sulla sua approvazione, visti i criteri del tutto discrezionali adottati dai funzionari addetti agli enti di tutela. In pratica lo stesso tipo di intervento, se per il funzionario della nostra zona di competenza non può andare bene, per un altro funzionario in un'altra zona può essere meritevole di accoglimento. Le conseguenze di tutto ciò sono sotto gli occhi di tutti: il proliferare di un microabusivismo capillare diffuso in tutto il territorio del Parco del Cilento e vallo di Diano.
In conseguenza si deve amaramente concludere che, grazie a tutta questa somma di circostanze, la presenza dei vincoli sul territorio non costituisce un fattore di crescita e tutela, ma un ingessamento dello stesso. Spesso si dimentica che i vincoli ambientali e paesaggistici presenti nel Parco del Cilento, a parte le zone di integrale tutela, sono relativi. Ciò significa che, anche nelle zone ove sussistono, possono consentire in astratto nuovi interventi, grazie ad una procedura che valuti la compatibilità degli stessi con i vincoli tutelati. Purtroppo però, come illustrato, la presenza di queste variabili interdipendenti tra loro comporta che la procedura già complessa, come delineata dalla normativa di settore, non giunga a buon fine, con la conseguenza che interventi necessari come miglioramenti di infrastrutture turistiche esistenti, adeguamenti igienici sanitari, installazione di impianti di energie alternative non possono essere realizzati, con evidenti ricadute negative sul piano imprenditoriale e occupazionale.
Raffaele Riccio